La mobilità come fattore decisivo nell’inclusione sociale e nel contrasto alla disoccupazione giovanile
Bus e Tram Gratis per Disoccupati: L’Iniziativa Turca e le Possibilità per l’Italia
Le politiche di welfare stanno acquisendo un'importanza crescente nell'affrontare le difficoltà economiche legate alla disoccupazione, in particolare in un periodo in cui l'inflazione e il carovita gravano pesantemente sui bilanci familiari. Una misura innovativa lanciata a Istanbul ha attirato l’attenzione internazionale: offrire il trasporto pubblico gratuito ai disoccupati. La città turca sta sperimentando un programma che permette a chi è senza lavoro di viaggiare gratuitamente su bus e tram per facilitare l'accesso alle opportunità di impiego. Questo esempio ha suscitato interesse anche in Italia, dove politiche simili potrebbero contribuire a ridurre le disuguaglianze sociali e a migliorare l’inclusione lavorativa. Ma cosa ci insegna l'iniziativa di Istanbul, e quale sarebbe la fattibilità di un programma simile nel nostro paese?
Lo scorso ottobre, la città di Istanbul ha introdotto un progetto che offre il trasporto pubblico gratuito a chi è disoccupato, un'iniziativa che ha suscitato notevole interesse a livello internazionale. Con una popolazione di oltre 16 milioni di abitanti, Istanbul è una metropoli caratterizzata da un traffico congestionato che rende difficile per molti cittadini, in particolare i disoccupati, muoversi facilmente per partecipare a colloqui di lavoro o consegnare il proprio curriculum vitae. Il programma, lanciato dalle autorità locali, ha lo scopo di abbattere una delle barriere principali alla ricerca di un'occupazione: la mobilità.
Per accedere al beneficio, i disoccupati devono registrarsi tramite un'app mobile e utilizzare un codice QR per accedere ai mezzi pubblici. Ogni disoccupato può usufruire di un massimo di quattro corse giornaliere, per un periodo di tre mesi. L'iniziativa si inserisce in un contesto economico difficile, segnato da un'inflazione elevata che ha portato a un significativo aumento del costo dei trasporti e di altri beni essenziali. Questo aumento dei prezzi ha reso ancora più difficile per i cittadini con redditi bassi, e in particolare per i disoccupati, poter affrontare le spese quotidiane, incluse quelle relative ai trasporti.
L'iniziativa di Istanbul ha una doppia valenza: da un lato, sostiene i disoccupati, abbattendo i costi della mobilità; dall'altro, mira a facilitare l'accesso al mercato del lavoro, dando a chi cerca un impiego la possibilità di raggiungere i luoghi di lavoro senza le difficoltà economiche derivanti dal trasporto. L'iniziativa è destinata a durare per un trimestre, ma il successo di questa misura dipenderà anche dalla qualità e puntualità dei servizi di trasporto, dalla copertura delle aree più periferiche e dalla capacità di connettere i quartieri più disagiati con i centri commerciali e le aree ad alta densità di opportunità lavorative.
Tuttavia, la domanda che molti si pongono è: quanto sarà davvero efficace questa misura nel ridurre la disoccupazione? Sebbene la gratuità dei trasporti sia un vantaggio importante, non è sufficiente di per sé a garantire l’inserimento lavorativo. La qualità delle offerte di lavoro, la formazione adeguata, e la disponibilità di posti in settori in crescita sono altrettanto determinanti. Inoltre, non tutti i disoccupati possono trarre vantaggio dalle corse gratuite se non esistono collegamenti adeguati o se la domanda di lavoro è troppo bassa.
Se da un lato Istanbul sta facendo parlare di sé per l'adozione di una politica di trasporti pubblici gratuiti per disoccupati, in Italia le agevolazioni per l’uso dei mezzi pubblici da parte di persone senza lavoro sono più frammentate e variabili. Ogni città e regione ha adottato politiche diverse in base alle necessità locali, ma raramente si arriva alla gratuità totale del servizio.
Ad esempio, a Milano, l'ATM offre un abbonamento annuale per i disoccupati che rispondono a determinati requisiti economici (ISEE basso), con un costo ridotto di 50 euro per un anno intero. A Roma, l'Atac ha implementato un abbonamento mensile a 16 euro, accessibile sempre a chi possiede un ISEE basso. A Torino, invece, è disponibile un abbonamento annuale a 36 euro, ma solo per disoccupati che sono registrati al Centro per l’Impiego. A Genova, l’abbonamento annuale per disoccupati è più costoso, fissato a 120 euro, ma anche in questo caso è prevista una limitazione legata all'ISEE.
Sebbene queste iniziative siano apprezzabili, la gratuità dei trasporti pubblici è ancora lontana dalla realtà italiana. Le agevolazioni sono comunque utili per chi ha un reddito basso e sta cercando attivamente lavoro, ma la disparità tra le diverse regioni rende difficile la creazione di una politica uniforme a livello nazionale. La frammentazione del sistema di trasporto pubblico, infatti, non consente di applicare soluzioni omogenee in tutto il territorio, e ogni regione ha libertà di stabilire le proprie tariffe, nonché le categorie di utenti che possono usufruire di sconti o agevolazioni.
L’esempio di Istanbul ci porta a riflettere su come una misura simile potrebbe essere implementata anche in Italia. L’idea di un trasporto pubblico gratuito per i disoccupati potrebbe essere un importante strumento di inclusione sociale e di riduzione delle disuguaglianze. Tuttavia, ci sarebbero diverse difficoltà nell’introdurre un programma di questo tipo su scala nazionale.
In primo luogo, l’Italia ha un sistema di trasporti decentrato, con competenze suddivise tra Stato, Regioni e Comuni. Ogni regione ha la responsabilità di gestire i propri trasporti pubblici e di stabilire le tariffe, rendendo complessa l’introduzione di una politica uniforme che garantisca la gratuità del servizio. Un programma nazionale richiederebbe una riforma complessa del sistema di trasporto pubblico, con una nuova legislazione che imponga a tutte le regioni di adottare misure simili e, al contempo, preveda il finanziamento adeguato per compensare le perdite derivanti dalla gratuità del servizio.
Dal punto di vista economico, sarebbe necessario un notevole impegno finanziario da parte dello Stato o, eventualmente, dell'Unione Europea, per coprire i costi che una misura di questo tipo comporterebbe. Senza un adeguato sostegno, il rischio sarebbe quello di aggravare ulteriormente i bilanci già precari delle aziende di trasporto pubblico, che in molte città italiane sono già in difficoltà finanziarie.
Inoltre, non è detto che il semplice incentivo economico della gratuità dei trasporti sia sufficiente a risolvere il problema della disoccupazione. La qualità dei servizi di trasporto, la copertura delle aree periferiche e l'efficienza delle politiche attive del lavoro sono altre variabili cruciali per il successo di tale misura.
L’esperimento di Istanbul è senza dubbio una proposta interessante che merita di essere esaminata e discussa anche in Italia. Tuttavia, la realizzazione di un programma simile su scala nazionale comporterebbe una serie di sfide legate alla struttura amministrativa italiana e alla sostenibilità economica del progetto. È importante ricordare che, sebbene la gratuità del trasporto pubblico possa rappresentare una misura di supporto fondamentale per i disoccupati, non può essere vista come la soluzione unica e definitiva al problema della disoccupazione. Per ottenere risultati concreti, è necessario che tale misura venga accompagnata da politiche più ampie che promuovano la creazione di nuovi posti di lavoro e che migliorino la formazione professionale, il matching tra domanda e offerta di lavoro, e le opportunità di inclusione sociale.
In ogni caso, l'esperimento di Istanbul potrebbe essere un punto di partenza per riflessioni e iniziative future in Italia, finalizzate a migliorare l'accesso alle opportunità lavorative e a ridurre le disuguaglianze sociali.
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